Il Museo

Il Castello di Rocca de’ Baldi ospita al secondo piano dell’edificio il Museo Storico–Etnografico “Augusto Doro”.

Il progetto museale si fonda sulla “Collezione Augusto Doro”, singolare figura di infaticabile ricercatore torinese, ma con radici e interessi di studio in Provincia di Cuneo a cui il Museo è dedicato.

Augusto Doro (1906-1983) diede i vita infatti, insieme alla Società di Studi Storici di Cuneo, la quale ne conserva tuttora la proprietà, ad una significativa raccolta di oggetti del lavoro contadino nelle valli cuneesi ed ad un relativo progetto museale assunto dalla Società Studi Storici di Cuneo nel 1972 che riuscì però a concretizzarsi solo quando prese corpo il progetto relativo al Castello di Rocca de’ Baldi, dove la collezione venne definitivamente trasferita nell’estate del 1996 e dove crebbe anche grazie a nuove generose donazioni.

Le sale del museo offrono la lettura dell’evoluzione del territorio e delle tecniche agrarie, oltre che su documenti e tavole d’archivio, anche attraverso le suggestioni evocate da opere d’arte presenti sul nostro territorio. 

Nel 2011 il Museo è stato oggetto di una riorganizzazione degli spazi e della collezione, con un allestimento multimediale di forte impatto visivo ed efficacia comunicativa. Antiche mappe, carte topografiche, modellini e messaggi virtuali illustrano nelle prime sale le grandi trasformazioni dell’ambiente e la nascita del paesaggio rurale odierno, e nelle successive gli aspetti della coltivazione dei cereali, dall’aratura alla conservazione.

Le immagini affrescate sulle pareti delle chiese quattrocentesche, insieme alle scene che impreziosivano i palazzi nobiliari (Lagnasco, Stupinigi), riportano attività legate al lavoro della terra e testimoniano con fedeltà l’uso dei vari attrezzi e la loro evoluzione.

La tecnica fotografica, infine, ha fermato attività e vita contadina, famiglie e persone che conservano nei gesti e nei visi la dignità e l’orgoglio della nostra gente di inizio Novecento.

Particolarmente significative sono le fotografie realizzate da Paul Scheuermeier. Il ricercatore svizzero percorse l’Italia fra il 1921 e il 1928, documentando vari aspetti della cultura materiale del mondo contadino. Il suo itinerario di ricerca toccò anche il Piemonte, lasciandoci  un ricco patrimonio documentario e iconografico. Potenti ed efficaci, e più vicine nel tempo, le immagini di Clemens Kalisher, fotografo americano, ebreo, nato in Baviera. Durante un viaggio in Europa, con sua moglie e la loro figlia, tra il 1962 e il 1963 percorse col suo furgone Wolkswagen le valli cuneesi, lasciandoci un patrimonio d’immagini emozionanti su quella “montagna dell’esodo”, proprio negli anni in cui si stava consumando l’ultimo atto: lo svuotamento, la fine di un mondo.

Collezioni e mostre permanenti

La “Colonia Agricola Orfani di guerra”

La vocazione museale si pone come elemento di continuità rispetto all’importante pagina  storica, scritta dalla presenza nei locali del castello dalla “Colonia Agricola Orfani di Guerra” che, dal 1923 al 1975, ospitò, educò e preparò alla vita e al lavoro le centinaia di ragazzi che, negli anni, vi furono accolti. Proprio in questi spazi, molto, moltissimo si è parlato e studiato di Agricoltura, nei suoi aspetti teorici, ma soprattutto pratici: sperimentazioni cerealicole, nuovi modelli di gestione della stalla, produzioni casearie, applicazioni delle innovazioni tecniche sulle coltivazioni, cura e miglioramento del frutteto, con l’innesto e le corrette potature. Tutto questo per adempiere al fine primario dell’istituzione: preparare agricoltori moderni, capaci di dare prosperità alle campagne monregalesi. L’ente aveva iniziato la sua attività a Mondovì Carassone, grazie alla messa a disposizione gratuita dei locali e di oltre 20 giornate di terreno da parte dell’Istituto Cottolengo. La Colonia apriva il 24 novembre 1920, con l’ingresso dei primi 12 ragazzetti accettati, per trasferirsi stabilmente nel castello di Rocca de’ Baldi il 16 settembre 1923.Le attività di studio teorico-pratico erano curate dal Comizio Agrario di Mondovì, nella persona del prof. Alessandro Gioda, esimia figura di insegnante, che organizzò corsi pratici di frutticoltura, apicoltura, viticoltura, allevamento e casearia, aperti anche a giovani del territorio circostante. All’interno della Colonia operarono tutti coloro che avevano le migliori competenze in campo agrario sul territorio monregalese, sperimentando quelli che erano gli insegnamenti diffusi tra i contadini, secondo lo spirito delle Cattedre Ambulanti di Agricoltura, di cui il prof. Gioda era titolare a Mondovì. Nel periodo a cavallo degli anni ’20 e ’30, i terreni della cascina Garelli, di proprietà dell’ente, divennero laboratorio di prove di concimazione e di sperimentazione di nuove varietà di cereali. I risultati erano pubblicati sul periodico del Comizio Agrario “L’Agricoltore Monregalese” e seguiti con grande attenzione dagli agricoltori locali. La Colonia Agricola figurava allora tra i vincitori per la Vittoria del grano della Provincia di Cuneo. Alla “Colonia Agricola Orfani di Guerra” il Museo “A. Doro” dedica uno spazio che vuole raccontare, attraverso documenti, immagini e interviste video, una comunità viva, i sacerdoti che si spesero per il suo buon funzionamento, gli insegnanti, i collaboratori, gli ospiti  e le attività dell’ente.

Collezione Airale

I reperti che costituiscono l’importante donazione facevano parte della dotazione di attrezzi delle Officine Airale, site nella città di Savigliano (CN) che, sin dagli anni Venti del XX secolo, si erano specializzate nella produzione di attrezzi e macchine agricole. L’attività di produzione terminò a cavallo degli anni Settanta-Ottanta, quando i proprietari decisero di puntare esclusivamente sul commercio delle macchine agricole. Nel 1990 avvenne la definitiva chiusura dell’attività. Strumenti e macchine della collezione Airale sono esposti nello spazio appositamente realizzato nel parco del Castello.

Collezione di giocattoli 

Il museo ha sperimentato un filone di ricerca relativo al gioco e al giocattolo che ha portato ad una collezione di giocattoli di fine ‘800 e inizio ‘900, attualmente esposta nelle sale del primo piano dell’ala settecentesca del castello.

Il laboratorio del ciabattino

Due diverse donazioni hanno permesso l’allestimento del laboratorio del ciabattino in un piccolo locale a pianterreno dell’ala secentesca.